Eugène Druet (Parigi 1867 – Parigi 1916) fu un fotografo attivo all’inizio del XX secolo, conosciuto soprattutto per la sua collaborazione con lo scultore Auguste Rodin dal 1896 al 1903.
All’età di ventisei anni, nel 1893, si trovò a dirigere assieme alla moglie, Lucie, il Bar du Yacht Club Français, ereditato dalla famiglia. Lì incontrò lo scultore, cliente abituale del locale situato accanto al suo studio di Place de l’Alma, il quale apprezzò le fotografie che Druet, appassionato del nuovo mezzo tecnico, realizzava da autodidatta. Negli ultimi anni del secolo Druet divenne suo fotografo autorizzato e tra i principali autori delle riproduzioni delle sue opere.
Druet esporrà ufficialmente le proprie fotografie nel 1900, a Place de l’Alma, nella retrospettiva organizzata da Rodin in occasione dell’Esposizione Universale. Le sue settantuno stampe ritraggono le opere del maestro e, oltre a documentarle, ne offrono una nuova interpretazione. Pensando alla mostra, nel febbraio dello stesso anno, Rodin stende un contratto dettagliato che vede Druet protagonista dell’organizzazione, dalla direzione del personale alla supervisione delle opere esposte. Proprio la grande mostra costituisce il momento di rottura tra i due e l’inizio di un dissidio professionale e finanziario che nel corso di alcuni anni porrà fine alla loro collaborazione.
Divenuto esperto di riproduzioni di opere d’arte e inserito nell’ambiente artistico che ruotava intorno allo scultore, Druet aprì nel novembre del 1903 una galleria d’arte al 114 di rue du Faubourg-Saint-Honoré, che verrà poi trasferita, cinque anni dopo al 20 di rue Royale. Già nel gennaio del 1904 Druet deposita il proprio marchio e, a fine febbraio, apre il proprio atelier dove riproduce e documenta le opere che espone nella galleria. Fu un fotografo di danza nella veste di intermediario tra il movimento reale e la sua riproduzione pittorica, mettendo la tecnica dell’istantanea al servizio delle arti più riconosciute. È questo il caso delle immagini realizzate per Jacques-Émile Blanche, che nel 1910 chiede a Druet di riprendere nel proprio giardino alcuni danzatori dei Balletti Russi, tra cui il celebre primo ballerino Vlaslav Nižinskj: lo riprenderà in esterno, al contrario della comune pratica a fini pubblicitari di ritrarre i modelli in uno spazio chiuso, realizzando degli inediti scatti che colgono in azione e non soltanto in posa. Druet aveva sperimentato l’immagine come strumento di cattura del movimento anche con la danzatrice Loïe Fuller attorno al 1900, probabilmente anche in questo caso per una commissione.
Alla sua morte, avvenuta nel 1916, Druet aveva accumulato trentamila lastre delle più diverse opere d’arte, tra cui figurano i grandi danzatori del suo tempo colti nel pieno della dinamica. [Simona Silvestri]
Fonti e Bibl.: Hélène Pinet, Rodin et les photographes de son temps, Sers, Paris 1985; Jean-Michel Pourvoyeur, Nijinsky et ses photographes, in Nijinsky «Un dieu danse à travers moi», Musée-Galerie de la Seita, Paris 1989; Jean-Michel Pourvoyeur, Images de Nijinsky en 1910 dans la Danse siamoise des «Orientales», in Écrits sur Nijinsky, sous la direction de Françoise Stanciu-Reiss pour les textes, Jean-Michel Pourvoyeur pour l’iconographie, Chiron/La Recherche en danse, Paris 1992; Hélène Pinet (sous la direction de), Rodin et la photographie, Gallimard/MuséeRodin, Paris 2007; Pierre Sanchez, Les expositions de la galerie Eugène Druet – Répertoire des artistes exposants et liste de leurs oeuvres, 1903-1938, Édition Echelle de Jacop, Dijon 2009; Samantha Marenzi, L’impronta del fauno. Una danza nascosta nelle fotografie di Adolf de Meyer, «Teatro e Storia» (n.s.), 35/2014.