Coscienza / Ipnosi

Verso la fine dell’Ottocento, nel quadro di un dialogo serrato tra progresso scientifico e linguaggi espressivi, si assiste al formarsi di una stretta alleanza fra i domini delle scienze neurologiche e quelli dell’arte. Il territorio dell’anima e la ricerca dei suoi meccanismi sostanziano ricerche e riflessioni che coinvolgono da una parte la psicologia e la psicanalisi, le quali contribuiscono alla definizione di questa zona oscura dell’uomo, col desiderio di portarla in superficie, e dall’altra i linguaggi artistici che puntano alla sua manifestazione formale ed estetica. Soprattutto il tema dell’inconscio, legato alle pratiche ipnotiche e mesmeriche, è affrontato su più fronti e trova un nesso con la creatività in particolar modo attraverso la medianità. Questa si connota come un vero e proprio campo di pratiche e riflessioni in cui le istanze di artisti, magnetizzatori e intellettuali sembrano sovrapporsi, alimentate dai movimenti simbolisti, esoterici e spiritualisti. È un ampio e ramificato fenomeno culturale che conduce dalla pratica mesmerico-ipnotica nei gabinetti dei magnetisti alle scene teatrali, da un piano psicologico dunque a uno spettacolare.

L’esperienza emblematica in questo territorio è quella di Magdeleine G., medium riconosciuta come danzatrice in virtù del processo creativo che solo lo stato psicofisico alterato del sonno indotto riusciva a innescare. La comparsa della donna in scena è del tutto imprevista: si era recata dal magnetizzatore ginevrino Émile Magnin intorno al 1902 affetta da forti mal di testa che egli decide di curare accompagnato da sollecitazioni sonore. All’ascolto di melodie suonate dal pianista, Magdeleine totalmente addormentata manifestava un vero e proprio cambiamento dello stato corporeo: da semplici contratture muscolari riflesse a un’autentica creazione espressiva, tanto che Magnin diventa impresario di Magdeleine portandola in tournée nei teatri europei. Sono state rintracciate pochissime fotografie scattate durante gli spettacoli e gli autori risultano sconosciuti, come quelle al Munich Schauspielhaus nel 1904, in cui Magdeleine nell’oscurità della sala con la sua veste sembra un guizzo o un’apparizione distante.

Frutto delle osservazioni di Magnin sulle implicazioni della suggestione nel corpo della medium è il volume L’art et L’hypnose, pubblicato intorno al 1905-06, arricchito da un massiccio apparato iconografico perlopiù realizzato da Frédéric Boissonnas in sessioni fotografiche private, sia al chiuso che all’aperto. Le immagini fotografiche inframmezzano il testo o appaiono in raccolte prive di riferimenti testuali, e hanno la funzione non solo di documentare il fenomeno, ma anche di risvegliarlo per consegnare al lettore la visione di quelle performance che a teatro sconvolgevano il pubblico. Oltre a questo volume Magdeleine appare anche nel 1914 in Körperkultur als Kunst und Pflicht, dello storico della letteratura e dell’arte tedesco Fritz Winther. Nella fotografia presente di R. Baumann la donna è tesa con il corpo e lo sguardo verso l’alto, davanti un fondo scuro e neutro privo di connotazione spaziale.

Il volume di Magnin è importante inoltre per il diretto riferimento che l’autore fa al suo modello, il volume Les sentiments, la musique et les gestes, di Albert de Rochas, pubblicato nel 1900. L’autore, ex-militare affascinato dalla parapsicologia e dai fenomeni occulti, porta avanti un’analisi incentrata sul sentimento e sulla sua corrispondenza mimica e gestuale all’interno della dimensione istintiva dell’ipnosi, osservando le reazioni fisiche della medium Lina de Ferkel alle suggestioni verbali e musicali. La dimensione visiva è affidata alla fotografia di Paul Nadar e all’opera del pittore Alfons Mucha nel cui studio avvenivano le sessioni di ipnosi. In particolare sotto il tratto del pittore, Lina, senza alcuna formazione artistica, diventa il soggetto di un trittico che la raffigura come musa della poesia, della musica e della danza. Entrambi i volumi sono importanti in quanto vengono adottate differenti strategie tecniche e stilistiche di raffigurazione del movimento, dalla posa al montaggio di fotogrammi di una pellicola, dai tempi lunghi che lasciano la scia del movimento alla frammentazione del corpo attraverso i dettagli.

Non era raro che le sessioni di ipnosi avvenissero negli atelier degli artisti. Le medium, con i loro corpi fuori dall’ordinario, modellati da una presunta assenza di controllo sulla volontà, offrivano un repertorio di forme e pose nuove. Di queste sessioni, quasi più pubbliche che private, rimangono documentazioni fotografiche i cui autori, anche in questo caso, sono sconosciuti. È il caso di una serie di immagini che raffigurano la medium Lina Matzinger intorno al 1887 nello studio del pittore monacense Gabriel von Max.

Un forte impulso nell’interrelazione fra para-scienza e arte proviene proprio dall’ambiente di Monaco, in particolare dalla Münchener psychologische Gesellschaft (Società di Psicologia di Monaco), fondata dallo psichiatra Albert von Schrenck-Notzing, una figura eminente nell’indagine legata all’ipnosi. Era un luogo animato non solo da medici e scienziati ma anche da artisti, fra i quali per l’appunto Gabriel von Max o Albert von Kellers che ritrarrà proprio Magdeleine G. anni dopo. Tuttavia le indagini di Schrenck-Notzing, i cui esiti sono raccolti nel volume del 1913 Materialisations-Phaenomene, conducono verso un’ulteriore traiettoria del fenomeno mediumistico, più vicina ai fenomeni di telecinesi e materializzazioni fisiche di misteriose sostanze organiche, che di per sé spostano l’accento dal corpo come riserva di creatività a catalizzatore di energie a lui esterne di cui si fa solo veicolo. Nelle pagine del volume, che passano in rassegna le sedute sperimentali con la medium francese Eva C. (pseudonimo di Marthe Béraud), e Stanislawa P., la fotografia resta il perno che lega tale opera a quella di Magnin e De Rochas, in quanto copre un ruolo fondamentale sia per la mole che per la qualità delle raffigurazioni. Gli scatti, realizzati da Schrenck-Notzing e dai suoi assistenti, privilegiano primi piani ravvicinati, dettagli del corpo e punti di vista insoliti, dall’alto e quasi mai frontali, su uno sfondo di un nero denso, che restituiscono il senso di alienazione di quelle sedute. Il patrimonio iconografico presente nel volume dopo circa un secolo viene preso a modello da una coppia di artiste visive americane, Maria Molteni e Lacey Prpić Hedtke, che organizzano nel 2017 un laboratorio in cui i partecipanti rimettono in scena le sedute di Schrenck-Notzing, calandosi nelle pose delle immagini mentre vengono immortalati dall’istantanea con gli stessi stili figurativi del volume dello psichiatra.

Accostando fotografie risalenti agli anni Ottanta del XIX secolo a quelle realizzate in tempi recenti, emerge un interesse diffuso negli ambienti europei verso il fenomeno-ipnosi che non ha a che fare con la ricerca della sua autenticità sul piano scientifico, bensì con l’aspetto espressivo e spettacolare di cui è portatore. Tornando indietro agli anni Venti del Novecento, troviamo un esempio di questo interesse in una fotografia di Gertrud Kraus, danzatrice austriaca ed esponente della danza espressionista tedesca, realizzata da Madame d’Ora, sua connazionale, celebre ritrattista e fotografa di moda. In questa immagine torna il riferimento alla suggestione e alla dimensione sonora tramite il titolo, Tanz zu Bachs Arie in G-Dur (Danza dall’aria di Bach in G maggiore). Vi figura la danzatrice accovacciata a terra, con le braccia distese, perpendicolari al busto, come se qualcuno gliele stesse tendendo dai polsi. La testa cade all’indietro in un’espressione d’estasi e gli occhi sono chiusi come a percepire la dimensione interiore e a condurre l’osservatore verso di essa. Lo stile fotografico pittorico, che va a sfocare i dettagli del corpo e del volto illuminati da un raggio dall’alto, amplifica la dimensione onirica e mistica di cui è pervasa l’immagine. Questa fotografia esplicita come la medianità offrisse un linguaggio corporeo e pantomimico ricorrente che modelle e danzatrici adottano senza la necessità di calarsi in un automatismo psicofisico, come chiave di ricerca performativa.

 

Per fortuna non dobbiamo qui perderci nella definizione e nella sterile teoria dei rapporti stilistici tra la danza e l’arte della rappresentazione. La Magdeleine ci ha rivelato quale misteriosa forza e imposizione si propaghi dal potere della parola del poeta, così che la sua volontà sorga e muova tra noi; ci ha rivelato quali forze creatrici siano assopite nella nostra carne e nel nostro sangue, e come sia possibile risvegliarle nel particolare – perché in verità Magdeleine non è stata «addormentata», ma piuttosto resa realmente vigile, quando l’ebbrezza del ritmo si è impossessata di lei con magico potere.  Ora per creare potenziale rappresentativo in questo senso, dobbiamo insegnare a uomini educati e d’impeccabile corporatura a utilizzare il proprio corpo come mezzo espressivo di intenzioni ritmiche e artistiche. [Georg Fuchs, Il teatro del futuro, a cura di Eloisa Perone, Cue Press, Imola 2019, pp. 35-36 [ed. or. 1905]

 * * *

Ma proprio in questa inquietante frenesia passiva, in questa enigmatica possessione, risiede il fascino a cui nessuno riesce a sottrarsi. […]

Quel che interessa è cogliere inquietudini, problemi e aspirazioni nel loro improvviso e simultaneo affiorare, per tentare di ottenere l’istantanea efficace di un momento in cui l’eccitazione libera le tensioni latenti. [Eugenia Casini Ropa, La danza e l’agitprop. I teatri-non-teatrali nella cultura tedesca del primo Novecento, il Mulino, Bologna 1988, pp. 16 e 19]

 * * *

L’hypnose peut faire d’elle un autre femme et mettre au jour des qualités d’artiste qui sommeillaient, sans doute, dans une des strates de sa subconscience.
C’est ainsi que se révéla un phénoméne artistique et psychologique du plus haut intérêt. [Émile Magnin, L’Art et l’Hypnose. Interprétation plastique d’œuvres littéraires et musicales, Atar-Alcan, Genève-Paris, s.d. (inverno 1904-1905) p. 9]

 

La beauté des attitudes ainsi obtenues lient à la réunion de plusieurs causes: D’abord, a I’harmonieuse proportion des membres du modèle et à la longue fréquentation de grands artistes qui lui ont appris à faire valoir .ses qualités esthétiques; puis à l’état moral de cette jeune lemme accessible à certaines émotions dont une nature grossière serait incapable; enfin, à la manière dont sont données les suggestions. […]
Toute variation, toute hésitation dans la pensée ou dans le langage du suggcstionneur se traduit chez le sujet par des transformations de l’attitude. Il faut donc une très grande netteté d’esprit et de parole quand on veut arriver à représenter un état d âme bien déterminé. [Albert de Rochas, Les Sentiments, la Musique et le Geste, Librairie Dauphinoise, Grenoble 1900, pp. 49-50]

 * * *

[…] L’objectif ultime de la production de ces poses extatiques reste l’art : c’est l’artiste qui, en premier lieu, doit bénéficier de cette moderne technique de la pose, renouvelée par les méthodes de la suggestion psychologique car, pour Rochas, la supériorité de la pose suggérée sur la pose prise naturellement ne fait pas de doute et se démontre à l’aide de clichés comparatifs où l’intensité expressive est toujours du côté du sujet hypnotisé. [Arnauld Pierre. Extases musicales et prise du regard. Mucha et la culture de l’hypnose, in AA.VV., Alfons Mucha, cat. expo., Montpellier/Paris, Musée Fabre/Somogy, 2009, p. 26]

 

[…] on the one hand, a medium is psychic person who establishes contact with the afterworld – that is, mediates between the visible world and the beyond. […] On the other hand, […] this instrumental function links the psychic medium with another meaning of the word: a ‘medium’ is technological device that fulfils similar functions when it establishes acoustic contact across long distances or produces the visual appearance of absent people by means of photography or film. It is in this sense that the use of the term ‘medium’ for technological devices maintains the memory of pretechnological phantasies and visions of transcending the limits to human perception and human life. [Nicolas Pethes, Psychicones: Visual Traces of the Soul in Late Nineteenth-Century Fluidic Photography, «Medical History», vol. 60, no. 3, p. 328]

 * * *

Credo alla futura soluzione di quei due stati, in apparenza così contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surrealtà, se così si può dire. [André Breton, Primo manifesto del Surrealismo (1924), in Manifesti del Surrealismo, a cura di Liliana Magrini, Einaudi, Torino 2003, p. 2003]

Verso la fine dell’Ottocento, nel quadro di un dialogo serrato tra progresso scientifico e linguaggi espressivi, si assiste al formarsi di una stretta alleanza fra i domini delle scienze neurologiche e quelli dell’arte. Il territorio dell’anima e la ricerca dei suoi meccanismi sostanziano ricerche e riflessioni che coinvolgono da una parte la psicologia e la psicanalisi, le quali contribuiscono alla definizione di questa zona oscura dell’uomo, col desiderio di portarla in superficie, e dall’altra i linguaggi artistici che puntano alla sua manifestazione formale ed estetica. Soprattutto il tema dell’inconscio, legato alle pratiche ipnotiche e mesmeriche, è affrontato su più fronti e trova un nesso con la creatività in particolar modo attraverso la medianità. Questa si connota come un vero e proprio campo di pratiche e riflessioni in cui le istanze di artisti, magnetizzatori e intellettuali sembrano sovrapporsi, alimentate dai movimenti simbolisti, esoterici e spiritualisti. È un ampio e ramificato fenomeno culturale che conduce dalla pratica mesmerico-ipnotica nei gabinetti dei magnetisti alle scene teatrali, da un piano psicologico dunque a uno spettacolare.

L’esperienza emblematica in questo territorio è quella di Magdeleine G., medium riconosciuta come danzatrice in virtù del processo creativo che solo lo stato psicofisico alterato del sonno indotto riusciva a innescare. La comparsa della donna in scena è del tutto imprevista: si era recata dal magnetizzatore ginevrino Émile Magnin intorno al 1902 affetta da forti mal di testa che egli decide di curare accompagnato da sollecitazioni sonore. All’ascolto di melodie suonate dal pianista, Magdeleine totalmente addormentata manifestava un vero e proprio cambiamento dello stato corporeo: da semplici contratture muscolari riflesse a un’autentica creazione espressiva, tanto che Magnin diventa impresario di Magdeleine portandola in tournée nei teatri europei. Sono state rintracciate pochissime fotografie scattate durante gli spettacoli e gli autori risultano sconosciuti, come quelle al Munich Schauspielhaus nel 1904, in cui Magdeleine nell’oscurità della sala con la sua veste sembra un guizzo o un’apparizione distante.

Frutto delle osservazioni di Magnin sulle implicazioni della suggestione nel corpo della medium è il volume L’art et L’hypnose, pubblicato intorno al 1905-06, arricchito da un massiccio apparato iconografico perlopiù realizzato da Frédéric Boissonnas in sessioni fotografiche private, sia al chiuso che all’aperto. Le immagini fotografiche inframmezzano il testo o appaiono in raccolte prive di riferimenti testuali, e hanno la funzione non solo di documentare il fenomeno, ma anche di risvegliarlo per consegnare al lettore la visione di quelle performance che a teatro sconvolgevano il pubblico. Oltre a questo volume Magdeleine appare anche nel 1914 in Körperkultur als Kunst und Pflicht, dello storico della letteratura e dell’arte tedesco Fritz Winther. Nella fotografia presente di R. Baumann la donna è tesa con il corpo e lo sguardo verso l’alto, davanti un fondo scuro e neutro privo di connotazione spaziale.

Il volume di Magnin è importante inoltre per il diretto riferimento che l’autore fa al suo modello, il volume Les sentiments, la musique et les gestes, di Albert de Rochas, pubblicato nel 1900. L’autore, ex-militare affascinato dalla parapsicologia e dai fenomeni occulti, porta avanti un’analisi incentrata sul sentimento e sulla sua corrispondenza mimica e gestuale all’interno della dimensione istintiva dell’ipnosi, osservando le reazioni fisiche della medium Lina de Ferkel alle suggestioni verbali e musicali. La dimensione visiva è affidata alla fotografia di Paul Nadar e all’opera del pittore Alfons Mucha nel cui studio avvenivano le sessioni di ipnosi. In particolare sotto il tratto del pittore, Lina, senza alcuna formazione artistica, diventa il soggetto di un trittico che la raffigura come musa della poesia, della musica e della danza. Entrambi i volumi sono importanti in quanto vengono adottate differenti strategie tecniche e stilistiche di raffigurazione del movimento, dalla posa al montaggio di fotogrammi di una pellicola, dai tempi lunghi che lasciano la scia del movimento alla frammentazione del corpo attraverso i dettagli.

Non era raro che le sessioni di ipnosi avvenissero negli atelier degli artisti. Le medium, con i loro corpi fuori dall’ordinario, modellati da una presunta assenza di controllo sulla volontà, offrivano un repertorio di forme e pose nuove. Di queste sessioni, quasi più pubbliche che private, rimangono documentazioni fotografiche i cui autori, anche in questo caso, sono sconosciuti. È il caso di una serie di immagini che raffigurano la medium Lina Matzinger intorno al 1887 nello studio del pittore monacense Gabriel von Max.

Un forte impulso nell’interrelazione fra para-scienza e arte proviene proprio dall’ambiente di Monaco, in particolare dalla Münchener psychologische Gesellschaft (Società di Psicologia di Monaco), fondata dallo psichiatra Albert von Schrenck-Notzing, una figura eminente nell’indagine legata all’ipnosi. Era un luogo animato non solo da medici e scienziati ma anche da artisti, fra i quali per l’appunto Gabriel von Max o Albert von Kellers che ritrarrà proprio Magdeleine G. anni dopo. Tuttavia le indagini di Schrenck-Notzing, i cui esiti sono raccolti nel volume del 1913 Materialisations-Phaenomene, conducono verso un’ulteriore traiettoria del fenomeno mediumistico, più vicina ai fenomeni di telecinesi e materializzazioni fisiche di misteriose sostanze organiche, che di per sé spostano l’accento dal corpo come riserva di creatività a catalizzatore di energie a lui esterne di cui si fa solo veicolo. Nelle pagine del volume, che passano in rassegna le sedute sperimentali con la medium francese Eva C. (pseudonimo di Marthe Béraud), e Stanislawa P., la fotografia resta il perno che lega tale opera a quella di Magnin e De Rochas, in quanto copre un ruolo fondamentale sia per la mole che per la qualità delle raffigurazioni. Gli scatti, realizzati da Schrenck-Notzing e dai suoi assistenti, privilegiano primi piani ravvicinati, dettagli del corpo e punti di vista insoliti, dall’alto e quasi mai frontali, su uno sfondo di un nero denso, che restituiscono il senso di alienazione di quelle sedute. Il patrimonio iconografico presente nel volume dopo circa un secolo viene preso a modello da una coppia di artiste visive americane, Maria Molteni e Lacey Prpić Hedtke, che organizzano nel 2017 un laboratorio in cui i partecipanti rimettono in scena le sedute di Schrenck-Notzing, calandosi nelle pose delle immagini mentre vengono immortalati dall’istantanea con gli stessi stili figurativi del volume dello psichiatra.

Accostando fotografie risalenti agli anni Ottanta del XIX secolo a quelle realizzate in tempi recenti, emerge un interesse diffuso negli ambienti europei verso il fenomeno-ipnosi che non ha a che fare con la ricerca della sua autenticità sul piano scientifico, bensì con l’aspetto espressivo e spettacolare di cui è portatore. Tornando indietro agli anni Venti del Novecento, troviamo un esempio di questo interesse in una fotografia di Gertrud Kraus, danzatrice austriaca ed esponente della danza espressionista tedesca, realizzata da Madame d’Ora, sua connazionale, celebre ritrattista e fotografa di moda. In questa immagine torna il riferimento alla suggestione e alla dimensione sonora tramite il titolo, Tanz zu Bachs Arie in G-Dur (Danza dall’aria di Bach in G maggiore). Vi figura la danzatrice accovacciata a terra, con le braccia distese, perpendicolari al busto, come se qualcuno gliele stesse tendendo dai polsi. La testa cade all’indietro in un’espressione d’estasi e gli occhi sono chiusi come a percepire la dimensione interiore e a condurre l’osservatore verso di essa. Lo stile fotografico pittorico, che va a sfocare i dettagli del corpo e del volto illuminati da un raggio dall’alto, amplifica la dimensione onirica e mistica di cui è pervasa l’immagine. Questa fotografia esplicita come la medianità offrisse un linguaggio corporeo e pantomimico ricorrente che modelle e danzatrici adottano senza la necessità di calarsi in un automatismo psicofisico, come chiave di ricerca performativa.

 

Per fortuna non dobbiamo qui perderci nella definizione e nella sterile teoria dei rapporti stilistici tra la danza e l’arte della rappresentazione. La Magdeleine ci ha rivelato quale misteriosa forza e imposizione si propaghi dal potere della parola del poeta, così che la sua volontà sorga e muova tra noi; ci ha rivelato quali forze creatrici siano assopite nella nostra carne e nel nostro sangue, e come sia possibile risvegliarle nel particolare – perché in verità Magdeleine non è stata «addormentata», ma piuttosto resa realmente vigile, quando l’ebbrezza del ritmo si è impossessata di lei con magico potere.  Ora per creare potenziale rappresentativo in questo senso, dobbiamo insegnare a uomini educati e d’impeccabile corporatura a utilizzare il proprio corpo come mezzo espressivo di intenzioni ritmiche e artistiche. [Georg Fuchs, Il teatro del futuro, a cura di Eloisa Perone, Cue Press, Imola 2019, pp. 35-36 [ed. or. 1905]

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Ma proprio in questa inquietante frenesia passiva, in questa enigmatica possessione, risiede il fascino a cui nessuno riesce a sottrarsi. […]

Quel che interessa è cogliere inquietudini, problemi e aspirazioni nel loro improvviso e simultaneo affiorare, per tentare di ottenere l’istantanea efficace di un momento in cui l’eccitazione libera le tensioni latenti. [Eugenia Casini Ropa, La danza e l’agitprop. I teatri-non-teatrali nella cultura tedesca del primo Novecento, il Mulino, Bologna 1988, pp. 16 e 19]

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L’hypnose peut faire d’elle un autre femme et mettre au jour des qualités d’artiste qui sommeillaient, sans doute, dans une des strates de sa subconscience.
C’est ainsi que se révéla un phénoméne artistique et psychologique du plus haut intérêt. [Émile Magnin, L’Art et l’Hypnose. Interprétation plastique d’œuvres littéraires et musicales, Atar-Alcan, Genève-Paris, s.d. (inverno 1904-1905) p. 9]

 

La beauté des attitudes ainsi obtenues lient à la réunion de plusieurs causes: D’abord, a I’harmonieuse proportion des membres du modèle et à la longue fréquentation de grands artistes qui lui ont appris à faire valoir .ses qualités esthétiques; puis à l’état moral de cette jeune lemme accessible à certaines émotions dont une nature grossière serait incapable; enfin, à la manière dont sont données les suggestions. […]
Toute variation, toute hésitation dans la pensée ou dans le langage du suggcstionneur se traduit chez le sujet par des transformations de l’attitude. Il faut donc une très grande netteté d’esprit et de parole quand on veut arriver à représenter un état d âme bien déterminé. [Albert de Rochas, Les Sentiments, la Musique et le Geste, Librairie Dauphinoise, Grenoble 1900, pp. 49-50]

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[…] L’objectif ultime de la production de ces poses extatiques reste l’art : c’est l’artiste qui, en premier lieu, doit bénéficier de cette moderne technique de la pose, renouvelée par les méthodes de la suggestion psychologique car, pour Rochas, la supériorité de la pose suggérée sur la pose prise naturellement ne fait pas de doute et se démontre à l’aide de clichés comparatifs où l’intensité expressive est toujours du côté du sujet hypnotisé. [Arnauld Pierre. Extases musicales et prise du regard. Mucha et la culture de l’hypnose, in AA.VV., Alfons Mucha, cat. expo., Montpellier/Paris, Musée Fabre/Somogy, 2009, p. 26]

 

[…] on the one hand, a medium is psychic person who establishes contact with the afterworld – that is, mediates between the visible world and the beyond. […] On the other hand, […] this instrumental function links the psychic medium with another meaning of the word: a ‘medium’ is technological device that fulfils similar functions when it establishes acoustic contact across long distances or produces the visual appearance of absent people by means of photography or film. It is in this sense that the use of the term ‘medium’ for technological devices maintains the memory of pretechnological phantasies and visions of transcending the limits to human perception and human life. [Nicolas Pethes, Psychicones: Visual Traces of the Soul in Late Nineteenth-Century Fluidic Photography, «Medical History», vol. 60, no. 3, p. 328]

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Credo alla futura soluzione di quei due stati, in apparenza così contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surrealtà, se così si può dire. [André Breton, Primo manifesto del Surrealismo (1924), in Manifesti del Surrealismo, a cura di Liliana Magrini, Einaudi, Torino 2003, p. 2003]