Sconosciuto

Loïe Fuller

Eclettica artista di danza e di teatro, decisamente orientata verso l’innovazione tecnica e la sperimentazione di nuove forme di spettacolo, Marie Louise Fuller, nome d’arte Loïe Fuller (Fullersburg, Illinois 1862 – Parigi 1928), è stata una pioniera della danza moderna americana. Con il suo lavoro ha contribuito ad emancipare la danza dall’impianto narrativo, avvicinandola al piano dell’astrazione.
Autodidatta, Fuller approda alla danza relativamente tardi, dopo piccole esibizioni come cantante, attrice, e la direzione di una compagnia di vaudeville. Nel 1891, in tournée negli Stati Uniti con lo spettacolo Quack Musical Doctor, presenta un numero di Danza serpentina, una sua personale rivisitazione della skirt dance, che aveva studiato nel periodo di lavoro presso il Gaiety Theatre di Londra (1890). È il debutto fortunato della Serpentine Dance che la porterà al successo anche oltreoceano, un anno dopo è a Parigi, nel celebre music-hall delle Folies-Bergère.
La Danza serpentina rappresenta l’apice di una carriera in cui è centrale la ricerca sull’espressività del corpo in movimento, e la sua relazione sulla scena teatrale con il costume, i colori, le luci.

Fuller, piccola di statura, diventa figura immensa in un costume che ne amplifica il movimento con metri e metri di leggerissima seta, sapientemente e faticosamente mossa attraverso lunghe e pesanti canne di bambù cucite all’interno della gonna. Il costume, vero centro della danza, è ideato e brevettato dalla stessa Fuller (Parigi, 1893), con l’idea di imprimere al corpo un movimento di bilanciamento o rotazione, a seconda del carattere della danza che esegue, che si trasforma in  movimenti ondulatori in sequenza attorno al corpo. Non è un semplice costume di scena, è uno schermo mobile su cui proiettare molteplici luci colorate attraverso complicati dispositivi illuminotecnici. Fuller lo concepisce così, un costume-schermo i cui semplici movimenti hanno lo scopo di diventare un affascinante effetto ottico.

Il passaggio dall’illuminazione a gas a quella elettrica, iniziato nel 1879, favorisce i suoi studi sulla luce, per i quali viene nominata membro della Società astronomica francese. Nello studio sui colori Loïe si ispira all’astronomo Camille Flammarion che si interessò anche all’influenza esercitata dai colori sugli organismi. La luce, trattata come elemento drammaturgico, la rende una metamorfica, innovativa performer che esercita sul pubblico un grande fascino. È la ‘fata della luce’ che nel padiglione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, come scrive Antonia S. Byatt nel Libro dei bambini, si trasforma in fiore e farfalla, in pura energia dinamica.

Pioniera della danza moderna Fuller sembra anticipare sia le teorie dell’arte scenica di Adolphe Appia e di Edward Gordon Craig, togliendo la scenografia dal palco e usando le luci e il tessuto per creare forme astratte, sia le ricerche sulle interrelazioni dinamiche tra corpo e luce di Alwin Nikolais, David Parsons, Philippe Genty.

Inventa una nuova forma di danza, Loïe Fuller, e con questa influenza tutto il mondo dell’arte. I Simbolisti vedono nella sua danza una perfetta reciprocità tra idea e simbolo, Rodin e Toulouse-Lautrec ne sono ispirati per le loro opere. Scrive di lei Stéphane Mallarmé nel 1893 nel saggio Considerations sur l’art de Loïe Fuller, e in Autre étude de danse. Les Fonds dans le ballet. D’après une indication récente (1897), rielaborazione del primo, mentre Anatole France la definisce “… intelligente e istintiva. Ricca di così tante doti naturali, sarebbe potuta diventare uno scienziato”. I Futuristi la apprezzano perché riesce ad addomesticare la terribile potenza dell’elettricità usando l’arte e la tecnologia. Ricchissima l’iconografia che la vede musa ispiratrice di grafiche, opere scultoree e oggetti di uso quotidiano, come vasi, lampade, boccette di profumi.

Responsabile di un radicale rinnovamento della danza nel superamento del formalismo accademico, Loïe Fuller anticipa le istanze delle avanguardie artistiche che di lì a poco si sarebbero affermate, creando con la Serpentine Dance uno spettacolo che incarna il fermento della Ville Lumière e rappresenta la vita culturale di fine secolo, dall’Art Nouveau al decadentismo, dalle scienze occulte alle pratiche d’ipnosi, al simbolismo e a studi ed esperimenti scientifici applicati sulla scena.

In Italia Loïe Fuller arriva nel 1902, con una tournée che tocca Roma, Firenze, Genova,Torino e Milano, dove mette in scena la sua danza serpentina e si mostra al pubblico con la sua carica innovatrice. È un’insolita artista e un’abile impresaria di se stessa, una donna libera che trasgredisce i ruoli di genere e non nega la propria omosessualità. Nonostante questo il pubblico italiano la accoglie positivamente, con la complicità di una rappresentazione danzante che viene recepita come espressione “spirituale”. Il corpo non si mostra in imbarazzanti evoluzioni, occultato com’è dal costume di scena che ne copre le forme trasferendole in un drappeggio di stoffa multicolore agitato dal vento. Aria e carne, tessuto volatile e tessuto organico, Loïe Fuller con il suo apparato scenico non fa solo innovazione stilistica ma diventa testimone di una dialettica di emozioni tra il fuori e il dentro, che la fa riconoscere quale Ninfa. Motivo iconografico dell’antichità che stimola ricerche e interpretazioni da parte di studiosi di ogni epoca, come ad inizio ‘900 Aby Warburg e André Jolles, la ninfa è anche figura vicina all’immaginario cinematografico.

Tra il 1918 e il 1921, il cinema è il luogo dove si focalizzano gli interessi creativi della Fuller. Nel cinema è danzatrice, coreografa e regista.  Realizza un film drammatico-danzante, La Lys de la Vie (Francia 1920), una fantasia surreale che si basa su una fiaba scritta dalla Regina Maria di Romania.  Vi recita René Clair, mentre Gabrielle Bloch è protagonista delle scene di danza.

Con La Lys de la Vie Fuller sperimenta nuovi effetti con il ribaltamento della pellicola, mentre con le immagini delle sue danze-ombra brillantemente colorate, concepisce un potenziale progetto che sarà poi realizzato con il film in technicolor. Dal 1922 al 1923 l’artista si dedica alla rielaborazione delle “danze d’ombra”, negli anni a seguire, lavori come L’Homme au Sable, L’Ombres Gigantesques e La Grande Voile ricevono critiche entusiaste.
Loïe Fuller, va detto, aveva un occhio particolare per scoprire i talenti, tra questi: Sada Yakko, Maud Allan e Isadora Duncan, sua allieva per un breve periodo sarà una pioniera della danza moderna, anche per lei il costume di scena è al centro di riflessioni sul corpo del performer e sulla sua danza.

Nel 1928 Marie Louise Fuller muore per una malattia causata, si dirà poi, dal radio utilizzato durante gli spettacoli per rendere fluorescenti le sue grandi ali di farfalla. [Rossella Viti]

 

Fonti e Bibl.: Camille Mauclair, Sada Yacco et Loïe Fuller, «Revue blanche», XXIII, septembre-octobre 1900; Eugenia Casini Ropa (a cura di), Alle origini della danza moderna, il Mulino, Bologna 1990; Patrizia Veroli, Baccanti e dive dell’aria. Donne, danza e società in Italia, 1900-1945, Edimond Editore, Città di Castello 2001; Giorgio Agamben, Nymphae, in Aby Warburg. La dialettica dell’immagine, «Aut Aut», nn. 321-322, Milano 2004; Georges Didi-Huberman, L’immagine insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la storia dell’arte, Bollati Boringhieri, Torino 2006; Ann Cooper Albright, Traces of light: absence and presence in the work of Loïe Fuller, Wesleyan University Press, Middleton 2007; Rhonda K. Garelick, Electric Salomé: Loie Fuller’s Performance of Modernism, Princeton University Press, Princeton 2007; Giovanni Lista, Loïe Fuller danseuse de la Belle Époque, Éditions Hermann, Parigi 2007; Loïe Fuller, Una vita da danzatrice, Dino Audino Editore, Roma 2013; Patrizia Veroli, Loie Fuller, Edizioni L’Epos, Palermo 2009; Elisa Uffreduzzi, La danza nel cinema muto italiano, Aracne Editrice, Roma 2017.

Filmografia: Frères Lumière, Danse serpentine, 1897 (cfr. Aldo Bernardini, Cinema delle origini in Italia, i film “dal vero” di produzione estera 1895-1907, La Cineteca del Friuli, Gemona 2008).

Sitografia: http://bibliolmc.uniroma3.it/node/69; http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/loie-fuller/; https://rabdo.blog/2017/07/05/se-il-liberty-fosse-una-danza/ ; http://www.engramma.it/ (n100); http://guide.supereva.it/liberty_e_deco/interventi/2009/11/loie-fuller-una-carriera-da-dilettante-deccellenza-fra-danza-e-cinema-pt.-1 ; https://openlibrary.org/works/OL2005148A; http://www.fondazionecsc.it/UploadDocs/6335_BN_1951_08_09.pdfhttp://timelapsedance.com/about/loie-fuller/