Sconosciuto

Bodenwieser Ballet

Il Bodenwieser Ballet è stata la prima compagnia di danza moderna influente in Australia. L’ensemble australiano attivo dal 1939 al 1959 è un’evoluzione del Tanzgruppe Bodenwieser che la danzatrice e coreografa austriaca Gertrud Bodenwieser (nata Bondi, Vienna 1890 – Sydney 1959) aveva formato intorno agli anni Venti a Vienna, rifacendosi alla corrente espressionista.

Dopo un primo periodo di formazione, dal 1905 al 1910, come ballerina classica con Carl Godlewski, Gertrud Bodenwieser si allontana dal balletto che considera una mera esibizione virtuosistica, per sviluppare un proprio stile capace di esplorare la sfera dei sentimenti dell’uomo. Volge perciò lo sguardo sia verso coloro che incarnano il cambiamento estetico e spirituale della danza, come Isadora Duncan, Ruth St. Denis e Rudolf von Laban, ma soprattutto verso pedagoghi rivoluzionari quali François Delsarte e Émile Jaques-Dalcroze, ideatori di sistemi di lavoro sul corpo espressivo come elemento che prescinde la danza. L’insegnamento all’Akademie für Musik und Darstellende Kunst, a cui Bodenwieser si dedica dal 1920 al 1938, le permette di sistematizzare il proprio metodo incorporando i principi dalcroziani. Dal 1932 al 1934 insegna inoltre ginnastica e danza nell’ambito dei seminari del regista Max Reinhardt, con il quale aveva già collaborato nel ’27 per il Das Mirakel

Un primo Bodenwieser-Gruppe va in scena al Deutsches Volkstheater nel 1923, quando viene chiesto alla coreografa di occuparsi della parte danzata del Der Verschwender, produzione di Ferdinand Raimund. Caratteristica essenziale di questo lavoro è l’interpretazione, da parte dei danzatori, di personaggi e ruoli ben precisi: la coreografia come partitura che attinge ai domini del teatro per trovare la sua più completa definizione rimarrà l’aspetto peculiare delle creazioni della Bodenwieser. Questo è evidente in una delle sue maggiori opere: Dämon Maschine, realizzata sempre nel ’23 come secondo atto del Gewalten des Lebens, e per la quale lei stessa danzerà il ruolo del demone fino al 1934, quando si ritirerà dalle scene per dedicarsi esclusivamente alla coreografia. Nei numerosi tour che dal 1926 si susseguono in Europa, fino ad arrivare in Giappone, il Dämon Maschine rimane il cavallo di battaglia del Tanzgruppe. Nell’epoca dei totalitarismi, i dance-drama di Bodenwieser, come Wer will Frau Wahrheit Herbergen? (1930) e Die Masken Luzifers (1936), analizzano il disfacimento dei valori umani. Nel 1938 l’invasione nazista costringe lei e Friedrich Rosenthal, suo marito e drammaturgo teatrale, entrambi membri della comunità ebraica, a fuggire: mentre lei è in tournée a Bogotà, in Colombia, Friederich non riesce a nascondersi dalla Gestapo che in Francia lo cattura e lo deporta ad Auschwitz, dove muore il 31 agosto del 1942.

Nel 1939 Gertrud Bondewieser assieme a Shona Dunlop, sua danzatrice principale, e Marcel Lorber, direttore musicale della compagnia, decidono di partire per Sydney unendosi a un gruppo di sei danzatrici, ingaggiate dall’impresario James C. Williamson per una serie di spettacoli in Australia. A Sydney, attorno alla figura di Gertrud, si riuniscono Evelyn (Irma) Ippen, Bettina Vernon, Emmy Taussig, Melitta Melzer e Katja Georgieva, insieme a Shona Dunlop, formando così il nucleo principale del Bodenwieser Ballet. Nel 1940, quando Gertrud apre il suo studio a Pitt Street, coinvolge nella propria compagnia ulteriori giovani allieve, tra cui Anita Ardell, Keith Bain, Margaret Chapple, Coralie Hinkley e altre. 

Lo stile del Bodenwieser Ballet, radicato nella danza espressionista tedesca, in particolare richiamando la poetica di Rudolf Laban e i Tanzdrama di Kurt Jooss, accentua lo stretto legame fra la musica e la danza con il proposito di abbracciare passioni, desideri e sentimenti umani in scene descritte come tableaux vivants. Sebbene la Bodenwieser porti un’estetica lontana dal gusto della critica e del pubblico locali, l’ensemble convince ed entusiasma da subito, tanto da diventare protagonista della scena su tutto il territorio australiano, grazie alle innumerevoli tournée che la coreografa si impegna a organizzare. Solo poche esibizioni hanno luogo fuori dall’Australia: nel 1950 la compagnia è in Francia, Sudafrica e Nuova Zelanda – patria della Dunlop – e nel 1952 in India. 

Profondamente legato alla sua fondatrice, il Bodenwieser Ballet si scioglie con la morte di Gertrud nel 1959. Tuttavia, i numerosi danzatori che si sono formati e hanno lavorato con lei, negli anni successivi continuano a mantenere viva l’eredità della sua danza attraverso la sua trasmissione e la prolificazione di scuole. Prima fra tutte il Bodenwieser Dance Centre, aperto a Sydney nel 1963 da Margaret Chapple e Keith Bain, anche lui allievo diretto della coreografa. 

I documenti e il materiale iconografico che formano l’archivio di Gertrud Bodenwieser, così come quello del Bodenwieser Ballet sono ora divisi principalmente tra la National Library of Australia e la State Library of New South Wales. [Simona Silvestri]

 

Fonti e Bibl.: Marie Cuckson, Gertrud Bodenwieser. Her Contribution to the Art of the Dance, Vaucluse, NSW, 1960; Edward H. Pask, The Ballet in Australia: The Second Act 1940-1980, Oxford University Press, Oxford, 1982; Shona MacTavish Dunlop, An Ecstasy of Purpose. The Life and Art of Gertrud BodenwieserLes Humphrey and Associates, Dunedin, 1987; Betina Wernon-Warren, Charles Warren, Gertrud Bodenwieser and Vienna’s Contribution to Ausdruckstanz, Harwood Academic Publishers, Amsterdam, 1999; Andrea Amort, Free Dance in Interwar Vienna, in Interwar Vienna. Culture between Tradition and Modernity, Eds. Deborah Holmes and Lisa Silverman, Camden House, New York 2009; Alan Brissenden, Keith Glennon, Australia Dances: Creating Australian Dance 1945-1965, Wakefield Press, Adelaide 2010; Joel Crotty, Ballet and the Australian Way of Life: The Development of a National Dance Repertoire, 1951-61, «Acta Musicologica», vol. 82, no. 2, 2010.

Sitografia: Voce, Bodenwieser Ballet. (1939-1959) (URL: https://trove.nla.gov.au/people/676087); Voce, Bodenwieser, Gertrud (1890-1959), by Marie Cuckson and H. Reitterer, in Australian Dictionary of Biography (URL: http://adb.anu.edu.au/biography/bodenwieser-gertrud-9532); Voce, Gertrud Bodenwieser 1890-1959, by Marina Sassenberg, in Jewish Women’s Archive (URL: https://jwa.org/encyclopedia/article/bodenwieser-gertrud); Voce, Freedom and Frau Gerty (URL: http://dancelines.com.au/freedom-and-frau-gerty/).