Maxwell Spencer Dupain (Sydney 1911 – Sydney 1992) è considerato il pioniere della fotografia modernista in Australia. La sua attività, a parte un breve soggiorno a Parigi nel 1988, si circoscrive in patria a partire dagli anni Trenta.
Inizia a studiare fotografia in adolescenza insieme a Olive Cotton, che sarà una figura di spicco nel panorama artistico australiano, e sua moglie dal 1939 al 1944. Entrambi nel 1929 entrano a far parte della Photographic Society of New South Wales. Dal 1930 al 1933, Dupain studia con il fotografo pittorialista Cecil Bostock, finchè nel 1934 non riesce ad inaugurare il proprio studio a Bond Street, a Sydney. Da questo momento i suoi lavori vengono pubblicati regolarmente nelle riviste locali e la sua fama inizia a diffondersi. Sin da subito, sensibile alle influenze provenienti dal contesto americano ed europeo, in particolare dai lavori di László Moholy-Nagy e Andre Kertesz, Dupain lotta per emancipare la fotografia australiana, secondo lui ancora lontana dal comprendere l’effettivo potenziale del mezzo tecnico. Dal 1935 consolida il suo interesse verso il Surrealismo e le sperimentazioni di Man Ray, attratto sia dal loro aspetto scientifico che compositivo-formale. Con lo scoppiare della guerra, Dupain deve spostarsi ad Alice Springs, Darwin e in Papua Nuova Guinea, incaricato dalla Royal Australian Air Force di documentare la vita locale e, come molti altri artisti, di studiare e perfezionare le tecniche di camouflage nelle basi aeronautiche. Intanto, è Olive Cotton a gestire lo studio fotografico, anche se risulta già separata dal fotografo – nel ’44 infatti Dupain sposa Diana Illingworth e con lei avrà due figli. In questi viaggi, oltre a specializzarsi nella fotografia aerea, stringe un’amicizia importante con il fotografo di guerra Damien Parer. L’esperienza bellica segna una svolta nella sua visione artistica, acuendo dagli anni Quaranta il rifiuto verso ciò che chiama cosmetic lie, cioè l’attrazione puramente estetica per le forme, che per lui denuncia una completa assenza di contenuto. Per Dupain, infatti, la fotografia moderna deve sollecitare criticamente il pensiero dell’osservatore senza distaccarlo dall’attualità oggettiva, spingendolo a trovare nel mondo contemporaneo spunti di bellezza. La sua tecnica assume così uno stile naturalistico, trovando nell’architettura, negli edifici industriali e nella vita urbana gli spunti più forti. Tuttavia, le sperimentazioni di Dupain invadono generi differenti: ritratti, nudi, paesaggi e still life popolano il suo repertorio e trovano un comune terreno nella capacità del fotografo di enfatizzare la struttura della composizione articolando le linee e gli spazi. Dalla fine degli anni Trenta anche la danza diventa un suo soggetto ricorrente. Alcuni scatti molto dinamici colgono Evelyn Ippen, Bettina Vernon, Emmy Taussig e Shona Dunlop, danzatrici del Bodenwieser Ballet, di Gertrud Bodenwieser, in pose e movimenti slanciati, mentre improvvisano danze immerse in un vasto prato. Sono esempi questi che si distaccano invece dalla sua produzione più corposa legata a compagnie quali il Kirsova Ballet, la Sydney Dance Company, ma anche i Balletti Russi, in tour in Australia nel 1939. Nel 1947 Dupain ritrarrà ancora profili delle star russe, come Valentin Zeglovsky e Pamela Bromley-Smith, e nel 1957 i Bodenwieser dancers Eva Nadas e Bruno Harvey, questa volta nello spazio chiuso del suo studio anziché del teatro.
Max Dupain continuerà a fotografare fino a pochi mesi prima della sua scomparsa, lasciando il suo studio in eredità a Jill White, sua allieva dal 1958. [Simona Silvestri]
Fonti e Bibl.: Max Dupain, Man Ray his place in modern photography, «The Home: an Australian quarterly», vol. 16, n. 10, 1935; Sydney George Ure Smith, Eight studies by Max Dupain of the Russian Ballet in Melbourne, «The Home: an Australian quarterly», vol. 19, n. 111, november 1938; Max Dupain, New Guinea Native, «Walkabout», vol. 18, n. 6, 1952; Max Dupain, Francis Greenway: A Celebration, Cassell Australia, 1980; Max Dupain, Old Colonial Buildings of Australia, Methuen Australia, Slingsby 1980; Amanda Bilson, Max Dupain’s Australia, Viking, New York 1986; Markus Kurt, Double exposure. Kurt Markus’ portrait in words and pictures of Max Dupain, «Vogue Living», vol. 24, no. 6, august 1990; Geoffrey Batchen, Creative actuality: the photography of Max Dupain, «Art Monthly Australia», n. 45, november 1991; The call to order: Max Dupain and the social recreation of the body, «Photofile», n. 57, october 1999; Jill White (ed.), Dupain’s Sydney, Chapter & Verse, Neutral Bay 1999; Jill White (ed.), Dupain’s Beaches, Chapter & Verse, Neutral Bay 2000; Ken Wach, Subjectivity incorporated: the surrealist vignette in the photography of Max Dupain, «Australian and New Zealand Journal of Art», vol. 1, 2000; Jill White (ed.), Dupain’s Australians, Chapter & Verse, Neutral Bay 2003; Isobel Crombie, Body Culture: Max Dupain, Photography and Australian Culture, 1919-1939, Peleus Press, Melbourne 2004; Avryl Whitnall, Max Dupain: modernist, Cathy Perkins, 2007; Ann Elias, Camouflage and the Half-Hidden History of Max Dupain in War, «History of Photography», vol. 33, 2009; Ann Elias, Camouflage Australia: Art, Nature, Science and War, Sydney University Press, Sidney 2011; Ann Elias, Useless Beauty: Flowers and Australian Art, Cambridge Scholars Publishing, Cambridge 2015.
Sitografia: MAX DUPAIN PHOTOGRAPHY (URL: https://www.maxdupain.com.au/); Voce, Freedom and Frau Gerty, «Features» (URL: http://dancelines.com.au/freedom-and-frau-gerty/); Valentin Zeglovsky: on stage, backstage and at the studio of Max Dupain (URL: http://dancelines.com.au/valentin-zeglovsky-on-stage-backstage-and-at-the-studio-of-max-dupain/); Voce, Max & Olive. The photographic life of Olive Cotton & Max Dupain, NGA National Gallery of Australia (URL: https://nga.gov.au/maxolive/default.cfm); Voce, Hidden history: Max Dupain, modernism and war time camouflage, «The Conversation», 26 luglio 2013 (URL: http://theconversation.com/hidden-history-max-dupain-modernism-and-war-time-camouflage-16362); Voce, Karry O’Brien, Australian photographer Olive Cotton emerges from Max Dupain’s shadow, «The Sidney Morning Herald» (URL: https://www.smh.com.au/entertainment/exhibition-helps-australian-photographer-olive-cotton-emerge-from-max-dupains-shadow-20160614-gpijfg.html); Voce, Peter Ride, Obituary: Max Dupain, «Indipendent» (URL: https://www.independent.co.uk/news/people/obituary-max-dupain-1537229.html).