Sconosciuto

Isadora Duncan

Isadora Duncan (San Francisco 1877 – Nizza 1927) è stata una delle figure più influenti della danza del primo Novecento. Priva di una vera formazione tecnica, viene educata all’arte, alla musica e alle istanze di indipendenza e libertà dalla madre abbandonata dal marito e caduta in povertà con al seguito i suoi quattro figli, tutti futuri attori e danzatori. Autodidatta e da subito convinta del potenziale espressivo del libero movimento, coinvolta in attività di spettacoli nei quali coltiva la sua presenza scenica, Isadora sbarca in Europa con tutta la famiglia assetata di cultura e chiamata dal culto delle origini. L’antica Grecia, insieme con le tradizioni culturali europee e le possibilità di affermazione artistica nelle capitali del vecchio continente, costituisce il richiamo principale per la sua ricerca che già dagli esordi è filosofica oltre che coreutica. L’incontro con la Grecia avverrà sin dall’arrivo in Europa attraverso gli artisti e gli intellettuali che ne fanno un oggetto di studio o una fonte di ispirazione, alimentando il diffuso interesse per l’antico come fonte primaria dei linguaggi della modernità. Basti accennare che già nel 1900 Duncan vede la grande mostra parigina di Auguste Rodin, lo scultore simbolo della “lezione dell’antico” (come recita un suo testo) e della rottura delle tradizioni ottocentesche; collabora a Londra con Jane Ellen Harrison, l’ellenista che orienta la sua ricerca verso il rituale antico come origine dell’arte del teatro (in seguito al centro della scuola detta dei Ritualisti di Cambridge); scopre, col fratello Raymond, le grandi collezioni museali come quella del Louvre, che amplieranno la sua percezione dei legami tra arte, filosofia, religione e pratiche sceniche. I musei europei diventano, per lei come per molti altri danzatori, i luoghi di ritrovo tra archeologi, letterati, antropologi, esoteristi, artisti visivi e performer, oltre che i contenitori delle principali fonti di ispirazione della sua danza, sempre più orientata verso un ritorno alla spiritualità e alla libertà espressiva che pare affiorare nelle tracce lasciate dalle danze antiche.

La conquista del successo in Europa è scandita in diverse tappe. I recitals londinesi alla New Gallery del 1900 segnano il suo ingresso nei salotti colti, che caratterizzerà anche l’ingresso negli ambienti parigini. Arriveranno poi i teatri, addirittura le grandi sale destinate all’Opera e al balletto. Ma Parigi, dove a partire dal 1909 sarà acclamata come grande musa e sacerdotessa della danza moderna, oppone nei primi anni una certa resistenza alle sue apparizioni a piedi nudi, vestita di una tunica in stile anticheggiante, il corpo libero e nudo sotto i veli leggeri e coi capelli sciolti. Apparentemente priva di una tecnica riconoscibile, Duncan scandalizza il pubblico parigino danzando sulla musica dei grandi compositori usata come impulso emotivo oltre che ritmico. È in Germania, dove entra in contatto col pensiero di Nietzsche e conquista la stima e l’amicizia del grande evoluzionista Ernst Haeckel, che ottiene i primi veri successi e avvia delle collaborazioni che cambieranno radicalmente la sua avventura artistica e anche il giudizio su di lei. Prima tra tutte quella con Cosima Wagner, che la invita a prendere parte alla produzione del Tannhäuser a Bayreuth del 1904. Duncan trascorre l’estate nel grande tempio della musica, luogo di culto per molti e accessibile ai pochi artisti selezionati rigorosamente dalla vedova del maestro. La sua partecipazione all’opera costituirà l’impulso ai due grandi progetti della sua vita: quello pedagogico, caratterizzato dall’apertura di varie scuole in diversi paesi del mondo (in particolare Germania, dove sarà diretta dalla sorella Elizabeth, e Russia, gestita dall’allieva Irma), e la rievocazione della danza del coro tragico, non da intendersi come ricostruzione dei passi e dei movimenti ma come rimessa in vita dei valori sociali, religiosi e culturali oltre che del recupero del dialogo tra la danza e le altre arti, in particolare musica, poesia e arti visive. Gli anni berlinesi sono anche teatro dell’incontro con Edward Gordon Craig, che la vede danzare nel 1904 e vi riconosce i principi della sua ricerca verso il teatro del futuro. La loro relazione artistica e sentimentale costituirà uno snodo centrale della vita e dell’avventura creativa di entrambi, oltre che della loro elaborazione teorica. Il rapporto con Craig, da cui Duncan avrà la prima dei suoi due figli illegittimi – entrambi vittime di un tragico incidente a Parigi nel 1913 – è anche simbolico del ruolo della danzatrice nella storia della emancipazione femminile, a cui aderisce per vie traverse ma soprattutto imponendo la figura di una donna di successo contraria al matrimonio, che si vuole responsabile in prima persona dei suoi figli, che va in scena durante la gravidanza e propone una inedita corporeità femminile nel panorama dell’arte moderna e della danza.

Intanto, nel 1903 Duncan, insieme alla madre e ai fratelli, aveva svolto il suo primo viaggio/pellegrinaggio in Grecia, dove tornerà a più riprese, tenterà di aprire una scuola e acquisterà un grande terreno, nel tempo rivelatosi non utilizzabile. Del 1904 è l’apertura della scuola di Grunewald dove si forma il suo gruppo di allieve (cui lo scrittore francese Fernand Divoire dà il felice soprannome di Isadorables) dal 1917 autorizzate a usare professionalmente il suo nome, e poi legalmente adottate e riconosciute come figlie d’arte, destinate a diffondere e tenere in vita la tecnica e la sua cultura della danza. Nel 1905 invece si recherà per la prima volta in Russia (dove aprirà la sua scuola solo nel 1921) conquistando l’ammirazione dei grandi maestri del teatro e dei padri della rivoluzione, che vedranno in lei una figura simbolica e una madre della nuova umanità. Si dovrà alla sua intercessione la celebre collaborazione tra Craig e Stanislavskij avviata nel 1908 per la messa in scena di Hamlet al Teatro d’Arte di Mosca del 1911.

Gli anni successivi la vedono conquistare definitivamente Parigi, dove apre un’altra delle sue scuole (chiusa a causa della guerra) e viene cantata dai poeti, raffigurata dagli artisti e presa a modello dai danzatori degli stili più diversi. Le sue tournée americane riaprono inoltre il suo complicato rapporto col paese natale, fatto di grandi trionfi, alcuni fallimenti, e di un drammatico epilogo che si consuma nel 1922-23, quando Duncan si reca in tournée accompagnata dal poeta russo Sergéj Esénin che aveva sposato nel 1921 e che si toglierà la vita nel 1925. Accusati di bolscevismo, protagonisti di diversi scandali al confine tra alcoolismo e violenza, i due, che si definiscono rivoluzionari e incarnano (anche provocatoriamente) il conflitto politico di quegli anni, si separano appena rientrati in Europa, dove Duncan resta fino alla morte mentre Esénin torna in Russia. Tra le sue relazioni più celebri, attraverso le quali Duncan rivendica le sue appassionate scelte di amore libero e di indipendenza femminile, ci sono quella con Paris Singer – figlio del celebre industriale che sarà per Isadora anche un sostenitore, oltre che il padre del suo bambino precocemente scomparso – e col pianista Walter Rummel, che la danzatrice chiama l’Arcangelo.

A ciascuna di queste fasi della vita di Isadora Duncan sono dedicati interi studi, compresa la fase definita più decadente, che è stata oggetto di una attenzione morbosa sia letterario-biografica che cinematografica, e durante la quale ha preso forma la controversa autobiografia dal titolo My Life che ripercorre la sua vita e ne fissa il personaggio, senza entrare nel merito della sua arte, a cui sarà dedicato il volumetto The Art of the Dance, uscito nel 1928, poco dopo il tragico incidente nel quale, strozzata dal suo scialle impigliato nelle ruote di una automobile, la danzatrice ha perso la vita a Nizza. Oltre a raccogliere i suoi scritti sparsi sulle riviste e sui programmi di sala di mezzo mondo, The Art of the Dance riproduce disegni e fotografie che testimoniano del suo passaggio nelle arti figurative. L’insieme di scritti e immagini costituisce il punto di partenza per una riflessione sulla sua tecnica di danza: sul suo movimento che si genera dal plesso solare e si propaga dal centro alla periferia del corpo, sull’uso dell’immobilità come lavoro sulla presenza e dialogo col patrimonio iconografico della civiltà occidentale, sull’uso dell’immaginazione e delle immagini come sorgenti di posture e gesti, sulla ricerca di un ritmo organico del corpo da ritrovare nelle onde e nel vento e da armonizzare col ritmo della grande musica, nella costante ricerca di un equilibrio tra natura e cultura di cui la sua danza è stata il territorio privilegiato. [Samantha Marenzi]

 

Fonti e Bibl.: nell’impossibilità di rendere conto della bibliografia sulla Duncan si elencano qui pochi studi recenti italiani e francesi legati al suo rapporto con le arti visive e comprensivi di riferimenti bibliografici aggiornati. Per la bibliografia completa, gli scritti di e su, la filmografia, la sitografia, ecc., si rimanda alla pagina dedicata nel sito archivio http://www.isadoraduncanarchive.org/reference/
Isadora Duncan, une sculpture vivante, sous la direction de Juliette Laffon, Paris Musées/Musée Bourdelle, Paris 2009; Samantha Marenzi, Immagini di danza. Fotografia e arte del movimento nel primo Novecento, Editoria & Spettacolo, Spoleto 2018; Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e Avanguardia, a cura di Maria Flora Giubilei, Mart Rovereto/Edizioni Polistampa, Firenze 2019.