Merce Cunningham

Merce Cunningham (Centralia 1919 – New York 2009) è stato un danzatore e coreografo americano considerato tra i più innovativi del Novecento.

Inizia a studiare danza alla Cornish School di Seattle dove, tra le altre, apprende la tecnica Graham attraverso le lezioni di Bonnie Bird. Nel 1939 entra a far parte della compagnia di Martha Graham ricoprendo, per i successivi sei anni, ruoli da solista in numerose performance tra cui le celebri Letter to the world (1940) e Applachian spring (1944). Nel 1942 comincia la sua collaborazione con il musicista e compositore John Cage, conosciuto alla Cornish School. Tra i due inizia un sodalizio che li lega per tutta la vita, fino alla morte di Cage nel 1992. Negli anni Quaranta Cunningham si allontana dallo stile narrativo della modern dance e in particolare si distacca dagli ideali artistici di Martha Graham per indagare una forma d’arte più astratta, in cui danza e musica hanno un rapporto paritario. Uno dei primi risultati di questi nuovi esperimenti è la composizione del 1951 Sixteen Dances for Solist and Company of Three, andata in scena al Bennet Junior College. L’anno seguente, al Black Mountain College, i due si esibiscono in quello che viene considerato come il primo happening, grazie alla collaborazione di Robert Rauschenberg, David Tudor, M.C. Richards e Charles Olson. Sempre al Black Mountain College, nel 1953, Cunningham fonda la sua compagnia, la Merce Cunningham Dance Company (inizialmente Merce Cunningham and Dance Company), attiva fino al 2011 e di cui Cunningham sarà direttore artistico fino alla sua morte nel 2009. La compagnia dà la possibilità a Cunningham di approfondire la sua ricerca e di collaborare con numerosi artisti in una prospettiva di libertà rispetto alla composizione coreutica che dipende dalla melodia e dalla ritmica musicale. Sviluppa insieme a John Cage un nuovo metodo compositivo in cui i movimenti e la musica vengono creati separatamente per poi unirsi solamente nello spazio e nel tempo della rappresentazione, distaccandosi così dalla tradizione accademica (che aveva avuto modo di studiare all’American Ballet School negli ultimi anni Trenta), come anche dalla modern dance americana. 

Negli anni Sessanta intraprende con la sua compagnia diverse tournée negli Stati Uniti, Europa e Asia, esibendosi anche in location non teatrali, come musei e spazi urbani. Nascono così i suoi “Events”, composizioni di frammenti coreografici – di repertorio o inediti – abbinati sempre in maniera nuova e con musiche differenti. Nella sua carriera se ne contano più di settecento (circa centonovanta invece le sue composizioni di repertorio).  

Dagli anni Settanta Cunningham allarga l’esplorazione della sua arte coinvolgendo in particolare artisti audiovisivi, utilizzando nuove tecnologie all’interno delle sue creazioni, pensando opere appositamente per il video e adattate al palcoscenico solo in seguito. Grazie all’utilizzo di diversi software, come il DanceForms, esplora digitalmente le molteplici possibilità del movimento prima di trasmetterle ai danzatori. Il suo continuo studio delle tecnologie digitali lo porta anche ad esplorare la motion-capture e a creare la serie webcast “Mondays With Merce”, uno sguardo dietro le quinte della sua compagnia in cui vengono mostrate le prove e i rudimenti della sua tecnica.

Vincitore di numerosi premi, Merce Cunningham prima della sua morte ha istituito il Merce Cunningham Trust con lo scopo di preservare, tramandare e condividere la sua tecnica e le sue ricerche. [Elisa Pescitelli]

 

Fonti e Bibl.: Barbara Morgan, Martha Graham: Sixteen Dances in Photographs, Duell, Sloan and Pearce, New York 1941; Merce Cunningham, The Impermanent Art, in «7 Arts», Falcon’s Wing Press, Colorado n. 3, 1955, pp 69-77; Merce Cunningham, Characteristics of Dancers, in «Dance Perspectives», n. 34, Summer, 1968; James Klosty, Merce Cunningham, Saturday Review Press, New York 1975; Merce Cunningham, Il danzatore e la danza. Colloqui con Jacqueline Lesschaeve, EDT, Torino 1990; Kenneth King, Space Dance and the Galactic Matrix: An Appreciation of Merce Cunningham’s “Sounddance”, in «Chicago Review», vol. 37, n. 4, 1992, pp. 63-68; Walter Sorell, The Dance Has Many Faces, Chicago Review Press, Chicago 1992; David Vaughan, Merce Cunningham: 50 Years, Aperture, New York, 1997; Richard Kostelanetz, Jack Anderson, Merce Cunningham: dancing in space and time, Da Capo Press, New York 1998; Germano Celant (a cargo de/edited by), Merce Cunningham (cat. exp.), Charta, Milano 1999; Leta E. Miller, Cage, Cunningham and Collaborators: The Odyssey of Variations V, in «The Musical Quarterly», n. 85, 2001, pp. 545-567; Roger Copeland, Merce Cunningham. The Modernizing of Modern Dance, Routledge, New York 2004; Sally Banes, Noël Carroll, Cunningham, Balanchine and postmodern dance, in «Dance Chronicle», vol. 29, n. 1, 2006, pp. 49-68; Susanne Franco, Archiviare il futuro. I lasciti di Pina Bausch e Merce Cunningham, in «Danza e Ricerca», n. 5, dicembre 2014, pp. 97-111; Elisa Guzzo Vaccarino, La danza d’arte: Balanchine, Cunningham, Forsythe, Dino Audino Editore, Roma 2015; Joshua Legg, Introduzione alle tecniche di danza moderna, Gremese Editore, Roma 2016; Carrie Noland, Merce Cunningham: After the Arbitrary, The University Chicago Press, Chicago 2019; Merce Cunningham, Notations from Merce Cunningham – Changes: Notes on Choreography, Song Cave, New York 2019.

Sitografia: Merce Cunningham Trust (URL: https://www.mercecunningham.org )