Sconosciuto

Anne Brigman

Anne Wardrope Brigman (Honolulu 1869 – El Monte 1950) è stata una fotografa statunitense, esponente del movimento foto-secessionista americano. Nata a Nu‘uanu Pali, piccola città hawaiana non distante da Honolulu, Brigman cresce in un ambiente che esercita da subito una forte influenza sul suo rapporto con la natura e su quello che sarà, più avanti, il suo lavoro di fotografa.

Dopo il trasferimento dell’intera famiglia nella città californiana di Los Gatos, nel 1886, e un breve soggiorno di nuovo alle Hawaii, nel 1894 sposa il capitano Martin Brigman, con il quale si sposta nella città di Oakland. In questi anni, di ritorno dai numerosi viaggi in giro per il mondo, i coniugi Brigman condividono la vita in una grande casa immersa nel verde della Bay Area. Il loro salotto ospita alcuni tra i personaggi più noti dell’acceso e stimolante circuito culturale dell’epoca: Charmian e Jack London, il poeta e naturalista Charles Keeler e il pittore tonale William Keith, tutti animati da un comune afflato antimodernista e votati al recupero di una relazione autentica con la natura, nutrita da rinnovati sentimenti di spiritualità e intimismo. È tra queste giornate del 1901, intervallate da lunghe escursioni nella natura, che la fotografia entra nella vita di Anne Brigman. I suoi primi lavori realizzano ritratti femminili tenui, sovente legati al tema della maternità, religiosa e terrestre, e ancora pregni di sensibilità ottocentesca e simbolista. Interessata ai coevi esperimenti del tonalismo di pittori come Keith, Brigman si serve di luci soffuse e di una ristretta scala tonale per ottenere atmosfere morbide e sospese, libere finalmente dall’ingombrante meccanicità del medium fotografico.

Siamo solo al principio di una ricerca che vede il punto di svolta nel 1903, anno in cui l’Istituto Mark Hopking – poi San Francisco Institute of Art – ospita il Terzo Salone Fotografico di San Francisco, dove dipinti, sculture e fotografie sono presentati a pari dignità gli uni accanto agli altri. Brigman, che vi partecipa con Soldier of Fortune, espone accanto a nomi di rilievo quali Edward Steichen, Alfred Stieglitz e Gertrude Käsebier, riuniti in una separata sezione dedicata ai foto-secessionisti newyorchesi. Da questo accadimento in poi la fotografa prende parte a nuove esposizioni, il suo Portrait of Mr. Morrow viene riprodotto in diverse riviste tra cui «Camera Craft» e, con la mole di lavoro progressivamente aumentata, riesce dapprima ad affittare in condivisione una camera oscura a Oakland’s Brockhurst Street, e poi, qualche tempo dopo, ad aprire un proprio studio a Berkeley, attraendo fin da subito giovani fotografi orbitanti nella vicina università. L’occasione dell’esposizione di San Francisco, tuttavia, le aveva ormai fornito il contatto con un mondo – da poco raccolto intorno alla rivista «Camera Work» (1903-1917), di cui Brigman si era già assicurata una copia – che avrebbe cambiato in modo sostanziale il corso della sua vita.

L’inizio della sua lunga corrispondenza con Alfred Stieglitz (fondatore nel 1902 della Foto-Secessione e negli anni successivi della rivista e della galleria ad essa legate) è datato al 9 gennaio 1903. Conclusa da reciproche dichiarazioni di supporto, la prima lettera prepara l’inserimento ufficiale nella lista degli associati di «Camera Work», nel luglio dello stesso anno, e l’esposizione di sei delle sue fotografie all’interno di una rassegna dedicata ai membri della Galleria 291, nonché la pubblicazione sulla rivista di undici fotoincisioni tra il 1909 e il 1913 e l’inizio di un intenso rapporto di fiducia e ammirazione tra i due. In questi stessi anni Brigman comincia ad esplorare l’identità femminile attraverso il corpo nudo – spesso il suo – in rapporto alla natura pressoché incontaminata della Bay Area. Per «compiere il proprio destino», come scrive lei stessa, nel 1909 si separa dal marito e nel febbraio dell’anno successivo intraprende il viaggio verso New York, diretta verso un mondo che con grande trasporto stava seguendo solo da lontano. Quell’anno, dopo aver partecipato al primo corso estivo di Clarence H. White sulla fotografia, tenutosi in luglio a Seguinland, nel Maine, Brigman migliora e raffina la propria tecnica ma sceglie di non abbandonare il metodo di stampa al bromuro, parte ineludibile di una ricerca artistica e formale e strumento necessario per manipolare e rarefare il reale. In una personale «lotta contro la paura» Anne Brigman persegue la libertà della propria anima e l’emancipazione del proprio ruolo di donna a partire da un totale riscatto del proprio corpo, strumento espressivo e di mediazione con la natura, in una biunivoca riappropriazione sul piano formale e spaziale. L’immaginario al quale Brigman attinge evoca un tempo antico di ninfe e di riti pagani, durante i quali i corpi si donano alla natura e insieme rifuggono in essa, come a volerne divenire parte e insieme scomparivi dentro, del tutto. È per tenere in equilibrio questo discorso fatto di immagini e di sensazioni che, nel lavoro di Brigman, entra in gioco la poesia. Songs of a Pagan, pubblicato nel 1949 a seguito di un corso di scrittura creativa, e dedicato a Walt Whitman, è il risultato di una profonda ricerca tra espressione e visione, e dunque tra parole e immagini. Le poesie, scritte da lei stessa nel corso degli anni, sono accostate alle fotografie ma prive di caratteri definitori o descrittivi che ne chiudano la lettura in un solo campo di senso. L’anno successivo Anne Brigman muore, lasciando per sempre in dono la libertà della sua immaginazione, dei suoi gesti e delle sue scelte, di fotografa e donna. [Francesca Pietrisanti]

 

 

Fonti e Bibl.: AA.VV., «Camera Craft», San Francisco 1900-1939; AA.VV., «Camera Work», New York 1902-1907; Anne Brigman, Songs of a Pagan, The Caxton Printers Ltd., Caldwell 1946; Therese Tau Heyman, Anne Brigman: pictorial photographer/pagan/member of the photo-secession, The Oakland Museum, Oakland 1974;  Michela Vanon, Camera Work: la rivista di fotografia di Alfred Stieglitz: un’antologia, Giulio Einaudi Editore, Torino 1981; C. Jane Glover, The Positive Image. Women Photographers in Turn of the Century America, State University of New York Press, Albany 1988; Susan Ehrens, A Poetic Vision: The Photographs of Anne Brigman, Santa Barbara Museum of Art, Santa Barbara 1995; Susan Ehrens, A Poetic Vision: The Photographs of Anne Brigman, «Woman’s Art Journal», vol. 19, n. 1, Spring–Summer 1998;  Federica Muzzarelli, Il corpo e l’azione. Donne e fotografia, Atlante, Bologna 2007; Kathleen Pyne, Modernism and the Feminine Voice. O’Keeffee and the women of the Stieglitz cercle, University of California Press, Berkeley/Los Angeles/London 2007; Heather Waldroup, Hard To Reach: Anne Brigman, Mountaineering And Modernity In California, «Modernism/modernity», vol. 21, n. 2, 2014; Marianne Leoni, Anne W. Brigman. Una fotografa tra arte, corpo e natura, tesi triennale, Università degli Studi Roma Tre, 2017; Ann M. Wolfe (edited by), Anne Brigman: A Visionary in Modern Photography, (cat. exp.) Nevada Museum of Art, 29 september 2018–27 january 2019, Rizzoli Electa, New York 2018.