Clotilde von Derp

Clotilde Margarete Anna Edle von der Planitz (Berlino 1892 – Roma 1974), nasce a Berlino il 5 novembre 1892, seconda figlia di una famiglia della nobiltà militare prussiana. Alla piccola Clotilde viene impartita l’educazione tipica del suo lignaggio e, al contempo, le viene riservata un’infanzia vissuta in un ambiente militare, fatta di continui spostamenti tra città e segnata dai litigi tra i genitori, i quali, all’inizio del nuovo secolo, divorzieranno.
Dopo il divorzio dei genitori, Clotilde si trasferisce a Monaco con sua madre e sua sorella maggiore; è una bambina triste ed introversa, che vive nei suoi sogni mentre continua i suoi studi in una scuola privata per nobili fanciulle. Prende lezioni di violino e si appassiona alla musica, nella quale riversa il suo mondo interiore; una passione che ricorderà per tutta la vita.
Come di consuetudine per le giovani del suo rango, arriva il momento delle lezioni di “portamento” e la giovane Clotilde ha la fortuna di incontrare due insegnanti di danza che la avvicinano alla ginnastica ritmica, Margaret ed Ethel Rice, la prima delle quali è moglie di Rudolf von Delius, intellettuale e critico di danza. Entrerà in seguito alla scuola di danza del Teatro dell’Opera di Monaco, dove proseguirà i suoi studi con Julie Bergmann e Anna Ornelli.

La Danza diventa per lei una passione; sembra che abbia un senso del movimento innato così come quello che aveva dimostrato per la musica. Inizia a creare movimenti mentre ascolta la sua musica preferita. Il suono e il movimento si fondono e si completano in lei. Attraverso gli amici di famiglia entra in contatto con la vivace vita intellettuale di Monaco. Abbandona lo studio del violino, ha voglia di ballare, di apparire su di un palcoscenico. È ancora un’adolescente, ma è determinata.
Léon Bernstein, in un articolo sulla «Nouvelle Revue» del 1938 dedicato a lei e ad Alexander Sakharoff che inizia emblematicamente con la frase: «È stato detto di Clotilde Sakharoff che è la Duse della danza…», darà della giovane Clotilde questo ritratto: «…lei non ha ancora visto la Duncan, la Pavlova o i Balletti Russi. Vuole essere una danzatrice, è la sua vocazione, ma dà già un nuovo significato a questo termine. Vuole danzare ciò che canta in lei, ciò che è la sua giovinezza, quelli che sono i suoi sogni, ciò che le impone la sua anima intrisa di musica…».

Il 25 aprile del 1910, a 17 anni, Clotilde fa la sua prima apparizione in pubblico, rappresentando delle proprie coreografie all’Unionsaal di Monaco, con il nome di Clotilde von Derp, un nome d’arte, per non creare problemi alla sua nobile famiglia. Di questo spettacolo, che riscuote successo e che è solo la prima di altre performance, ci rimane una positiva recensione proprio di Rudolf von Delius. È probabile che tra il pubblico di queste rappresentazioni ci sia stato Max Reinhardt, il quale la contatta per affidarle il ruolo della ballerina dell’harem nella pantomima Sumurun di Friedrich Freska e quello del primo elfo nel Sogno d’una notte di mezza estate, messa in scena che sta curando al Munich Art Theatre. Clotilde accetta e la sua carriera decolla.

Un anno dopo, Reinhardt la ricontatta, questa volta per il ruolo di protagonista in Sumurum, al Coliseum Theatre di Londra, per numerose repliche da gennaio ad agosto; Clotilde accetta di nuovo e si reca a Londra accompagnata dalla sorella maggiore, dove riscuote grandi successi di critica e di pubblico. Il grande regista tedesco è molto soddisfatto e la vuole nuovamente a Londra per la stagione successiva, con lo stesso ruolo. Léon Bernstein, nell’articolo del 1938 sulla «Nouvelle Revue», sottolineando l’ammirazione del pubblico per Clotilde, della quale i settimanali londinesi pubblicano foto a tutta pagina, riporta alcuni stralci di articoli della stampa che la definiscono: «snella, con gli occhi che ammaliano, di rara e ammirevole agilità, di un fascino che è al di sopra di tutto ciò che le parole possono esprimere (Black & White)» e ancora «le sue pose e i suoi gesti sono carichi di bellezza, la sua danza è piena di emozione e poesia (The Tatter)».
Tornata in Germania, continua con i suoi spettacoli ed esegue solo sue creazioni, su musiche di Schubert, Schumann, Grieg. La critica tedesca si interessa a lei e ne apprezza la spontaneità, il carattere personale e moderno delle danze, che nascono dai suoi sentimenti più profondi; anche Hans Brandemburg inizia ad occuparsi di lei, che continua a vivere intensamente la vita culturale di Monaco, frequentando il gruppo Der Blaue Reiter e facendo amicizie importanti e stimolanti: Georg Kolbe, Hermann Haller, Alexej von Jawensky e Rainer Maria Rilke, con il quale intratterrà un lungo rapporto epistolare. Nel 1913 balla i ruoli del Petit Cuisinier e del Petit Mitron nel Borghese e Gentiluomo al Residenztheater di Monaco.

L’incontro con Alexander Sakharoff avviene a Monaco nello stesso anno, per una serata di beneficenza a cui partecipano entrambi al Ballo della Stampa di Monaco. Negli anni precedenti si erano già notati ed ognuno di loro aveva potuto valutare e giudicare le doti artistiche dell’altro, ma erano rimasti distanti.  Secondo Léon Bernstein, che nel suo articolo del 1938 racconta l’attrazione e la passione scaturite dal loro incontro, ad unirli è la passione per la danza che entrambi, malgrado le differenze di carattere, formazione, gusto e stile, vedono in termini di innovazione e sotto il segno di una vera e propria «mistica dell’arte».
Iniziano a danzare insieme. Nel 1914, allo scoppio della guerra, Alexander si trasferisce a Losanna, Clotilde lo raggiunge nel 1916 e lì prende lezioni di danza con Enrico Cecchetti. Alexander e Clotilde danno numerosi spettacoli in Svizzera, dove incontrano e stringono rapporti con molti intellettuali del tempo: Igor Stravinskij, Sergej Djagilev, Émile Jaques-Dalcroze, i pittori Aleksej von Javlenskij e Marijana von Verevkin.
Nel 1919 Alexander e Clotilde si sposano e nello stesso anno fanno conoscenza con Edith Rockefeller McCormick, che si offre di finanziare la loro prima tournée presso il Metropolitan Opera House di New York dove debuttano il 17 febbraio 1920, non riscuotendo però lo sperato successo.
Tornati in Europa nel 1921, si esibiscono al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi e al Coliseum Theatre di Londra. Si stabiliscono a Parigi e fanno tournée in Europa. Frequentano molto l’Italia e il suo ambiente culturale, nel quale sono molto apprezzati, esibendosi spesso sino al 1940. Nel corso degli anni Venti la loro alleanza artistica si consolida e, malgrado le differenze artistiche e tecniche tra i due, il loro sodalizio crea una originale coppia di danzatori apprezzata in tutto il mondo. Nel 1930 l’agente teatrale Strok organizza per loro un tour in Estremo Oriente con spettacoli a Shanghai, Pechino, Osaka, Tokyo, Saigon, dove riscuotono un grande successo, tanto che nel 1934 lo stesso impresario organizza per loro un secondo tour. Al rientro partono nuovamente per una tournée in Canada e negli Stati Uniti, con spettacoli a Montreal, Chicago e New York e successivamente in Sud America con spettacoli a l’Avana, San Paolo, Montevideo e Buenos Aires. Continuando le loro esibizioni in Europa, lo scoppio della Seconda guerra mondiale li sorprende in Portogallo; non potendo tornare nel loro appartamento di Parigi, ormai occupata dalle truppe tedesche, prima si stabiliscono a Lisbona e successivamente emigrano in Sud America, dove però si separano. Alexander si trasferisce in un appartamento di Buenos Aires mente Clotilde si stabilisce a Montevideo.

Clotilde, dopo un ultimo spettacolo al Teatro Astra di Buenos Aires, il 4 ottobre del 1948, rientra in Europa. Alexander la segue poco dopo e, il 5 dicembre del 1949, si esibiscono di nuovo insieme al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi.
Con uno spettacolo a Torino, nel 1951 tornano in Italia. A Siena iniziano a insegnare all’Accademia Musicale Chigiana, per la quale terranno corsi dal 1952 al 1962, e a collaborare con il Teatro dei Rinnovati, montando numerose coreografie sino al 1959. Nel teatro senese fanno la loro ultima apparizione in pubblico, il 25 agosto del 1954. A Roma si stabiliscono a Palazzo Doria Pamphilj, dove aprono nel 1956 la loro Scuola Superiore di Danza. Alexander muore il 25 settembre 1963. Rimasta sola, Clotilde continua la sua attività di coreografa in Europa e in Giappone, sino almeno al 1966, quando monta una coreografia al Teatro Olimpico di Roma. Colei che fu definita la «Duse della danza» (Léon Bernstein, 1938 cit.), muore a Roma l’11 gennaio 1974.

Per tutta la sua carriera Clotilde ha conservato, differenziandosi dallo stile del marito, gran parte del suo approccio alla danza originale e moderno. Apprezzata in Danseuses de Delphes o nel Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy, lei «non ballava con la musica, ma piuttosto con un’idea dentro di sé stimolata dalla musica, ecco perché Brandenburg definì il suo stile intellettuale… Clotilde ha mostrato un gusto musicale più eclettico e moderno di Alexander, che raramente ha scelto qualcosa del XX secolo, mentre lei ha favorito la musica composta durante la sua vita: Reger, Schmitt, Pizzetti, Faure, Stravinsky, Scriabin». (Karl Toepfer, Empire of Ecstasy).

Il Deutsches Tanzarchiv di Colonia ha recuperato, negli ultimi anni, una cospicua mole di materiali d’archivio su Clotide von Derp e suo marito Alexander Sakharoff. Il fondo contiene tra l’altro l’autobiografia inedita di Clotilde: Les Sakharoff – La vie que nous avons danseé (dattiloscritto, senza data, 301 pp.). Alla pagina https://www.sk-kultur.de/tanz/sacharoff/index.html  sono disponibili, oltre a testi sui due artisti e sommarie biografie, anche un elenco degli spettacoli di cui si ha notizia e il catalogo dei materiali conservati. [Roberto Sabatini]

 

Fonti e Bibl.: Rudolf von Delius, Clothilde von Derp, «Masken, Wochenschrift des Schauspielhauses», Düsseldorf, vol. 5, 23 mai 1910; Hans Brandenburg, Der moderne Tanz, G. Müller, München 1913, pp. 99–103; s.n., Clotilde et Alexandre Sahkaroff, «La Danse», vol. 17, février 1922; Emile Vuillermoz, Clotilde et Alexandre Sakharoff, Ed. Centrales, Lausanne 1933; s.n., Ce que la danse est pour nous, «Archives internationales de la danse», vol. 4, 15 octobre 1935, p. 130; Léon Bernstein, Clotilde et Alexandre Sakharof, «La Nouvelle Revue», Paris, Tome 154, mars-avril 1938, pp. 161-177; Patrizia Veroli (a cura di), I Sakharoff: un mito della danza fra teatro e avanguardie artistiche, Bora ed., Bologna 1991; Patrizia Veroli, Between Art and Fashion: Alexandre Sakharoff’s Theatre Designs, «Dance Research. The Journal of the Society for Dance Research», vol. 10, n. 1, Spring 1992, pp. 78-93; Karl Toepfer, Empire of Ecstasy: Nudity and Movement in German Body Culture, 1910-1935, University of California Press, Berkeley 1997; Samantha Marenzi, I Sakharov, su «The Theosophist», «Teatro e Storia», n. 38, 2017, pp. 357-360.